Memoria Paolo Borsellino
«Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.
Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano".»
(Paolo Borsellino, intervista rilasciata a Lamberto Sposini il 24 giugno 1992)
30 anni fa, il 19 Luglio 1992, 57 giorni dopo la strage di Capaci, il magistrato Paolo Borsellino venne assassinato in un attentato dinamitardo sotto casa della madre, in via D’Amelio. Persero la vita insieme a lui gli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Il sacrificio di questi uomini, consci che il loro impegno coraggioso li avrebbe portati a rischiare concretamente la propria vita, è diventato d’esempio per tutti. Sebbene permangano ancora oggi inaccettabili ed odiose difficoltà nel fare luce sulle responsabilità rispetto a quanto accaduto a Paolo Borsellino, l’insegnamento suo, di Giovanni Falcone e di tutti gli eroi civili morti per combattere la mafia è entrato nel mito, nell’immaginario collettivo come esempio positivo e imponente di una società civile organizzata che desidera vivere nella legalità, lontano dalla criminalità organizzata e dai suoi illogici rituali d’odio.
Ricordare eventi significativi come questo, ferite ancora aperte della nostra Repubblica, è un insindacabile dovere verso chi non c’è più e un necessario impegno per non dimenticare mai quanto orribile, ignobile e granguignolesco sia il mondo mafioso.
Onore a Paolo Borsellino e a tutte le vittime di mafia. 🙏🏻